Autismo: sfatiamo i falsi miti!

Quando si parla di autismo, può capitare di pensare a modi di essere e a luoghi comuni che si sono radicati nell’immaginario collettivo anche grazie a film celebri e personaggi famosi, con la tendenza ad estremizzare in positivo o in negativo le caratteristiche di alcuni di noi.

Proviamo insieme a sfatare i falsi miti più comuni per aiutarti a comprendere meglio la nostra condizione.

Non sono malato

Non ho il raffreddore, né l’influenza: la mia è una condizione. Vivo e percepisco la realtà in modo diverso da come la vivi tu. Il mio modo di vederla non è sbagliato, ma semplicemente diverso. Aiutami a comprenderla per potermi avvicinare al tuo mondo, ma anche tu impara a comprendere il mio.

Non è vero che non voglio comunicare

Alcuni di noi parlano molto, ma spesso non riusciamo a decodificare tutte le parole che ci vengono dette dall’altro visto che le processiamo in modo diverso da voi. Non sappiamo quali sono i turni della conversazione o se i nostri contenuti sono congrui al contesto. Alcuni di noi non utilizzano il linguaggio verbale, ma comunque vogliamo comunicare e ci deve essere insegnato a farlo con altri mezzi, come con il corpo o con le immagini.

Non è vero che non provo emozioni

A volte addirittura ne vengo sopraffatto e queste diventano faticose e dolorose da gestire. Io le esprimo nel mio modo che è diverso dal vostro e questo può essere fonte di incomprensioni. Se sono felice posso «sfarfallare le mie mani», saltare, emettere gridolini e urla che vi fanno spaventare , ma in realtà quella è la mia gioia che esce fuori in modo primordiale, istintiva. Se sono triste, arrabbiato o non sono d’accordo su qualcosa, posso a volte darmi dei colpetti in testa, mordermi, perché non so come esprimere un’emozione così forte. Comunicami le tue emozioni in modo diretto, a volte non sono chiare per me guardando solo il linguaggio del corpo; anche io sono in grado di provare empatia, di farti una carezza quando sei triste o di ridere insieme a te quando sei felice.

Non è vero che non sentiamo il bisogno di avere amici

Abbiamo difficoltà a comunicare il nostro desiderio di fare amicizia, ma anche questo ci va insegnato. Devo «essere preso per mano» e mi vanno spiegate le regole sociali (come avvicinarmi ad un amico, come chiamarlo, come fare un gioco, come condividerlo e i relativi tempi di attesa..)

Non è vero che sono capriccioso o violento

A volte le situazioni che non mi aspetto, le mie routine che vengono rotte senza preavvisi, mi destabilizzano, mi fanno paura. Alcuni comportamenti che si manifestano con aggressività, sono il mio modo per superare dei sovraccarichi emotivi, sensoriali e cognitivi, sono un modo per comunicare, un modo per chiedere aggiustamenti di una situazione che mi appare poco chiara o pericolosa. Aiutami a farmi vivere in situazioni chiare, con regole precise; dammi ordine e struttura, organizza il mio mondo, anticipami quello che succederà.

Non è vero che voglio stare isolato

Non voglio stare rinchiuso nella mia bolla, rispetta però i miei tempi per farmi uscire da questa. Processo le informazioni in modo diverso, le metabolizzo con maggior concentrazione e tempi a volte più lunghi. La mia bolla in questi momenti è una tutela, una sicurezza, ma con il tuo aiuto e un pò di pazienza ne posso uscire.

Non è vero che non voglio essere toccato, coccolato, abbracciato

Amiamo questi gesti d’affetto come tutti quanti, ma dateci il tempo di accettarli, rendeteli all’inizio anche questi prevedibili per noi. Il nostro spazio emotivo si deve aprire gradualmente al vostro, quindi siate delicati, non intrusivi, avvisatemi se mi state per dare un bacio o un abbraccio perché anche io sarò in grado di ricambiarlo. Spesso siamo ipersensibili ad alcune stimolazioni sensoriali: determinati tessuti ci possono provocare dolore, il rumore può crearci sofferenza o anche le temperature estreme, la luce, i sapori o gli odori ci provocano disagio negli ambienti sensorialmente impegnativi.

Non è vero che ignoriamo le persone.

Possiamo provare disagio nel mantenere il contatto visivo perché ci può risultare troppo invadente. A volte abbiamo un sovraccarico di stimoli da dover gestire e agiamo selezionando uno di questi. Se sono concentrato ad elaborare una tua informazione verbale e a rispondere a questa, la mia energia verrà tolta dalla fatica di sostenere il tuo sguardo. Ma non ti offendere, perchè in compiti più semplici ti riempirò con la profondità del mio sguardo.

E’ vero che…

il modo migliore per conoscermi è entrare in relazione con me, senza avere paura di me!

So che a volte non lo faccio come ti aspetteresti, ti capisco perchè anche i tuoi comportamenti a volte mi sembrano strani, fastidiosi, incomprensibili e poco prevedibili….

Non farti spaventare dalle mie modalità bizzarre, che risultano fuori dai tuoi schemi, comprendile, conoscile, accettale e insegnami anche le tue, in modo da poter imparare quelle che sono più simili alle tue convenzioni sociali.

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